La fotografia di Ugo Mulas “non ha bisogno di commenti, saggi, introduzioni, tanto meno di interpretazioni. Essa è. Anzi essa spiega. In un lungo, ininterrotto atto d'amore per gli artisti, prima che per l'arte, descrive una storia di idee e di visioni attraverso alcuni momenti esemplari” (così Vittorio Sgarbi in catalogo, quando era ancora assessore). A Torino sono esposte, integrate, le immagini già a Roma e Milano, la più ampia retrospettiva sulla fotografia di Mulas sul mondo dell'arte contemporanea. In più la GAM presenta inediti scatti a colori che l'artista ha realizzato contestualmente al bianco e nero e che non aveva mai stampato, visibili mediante speciali teche retroilluminate.
Il percorso si snoda in sezioni. A cominciare dal colore, appunto, la novità. Poi le Biennali di Venezia tra il 1954 e il 1972, tramite le quali è possibile seguire i vari movimenti artistici succedutisi: Giacometti mentre riceve l'annuncio di aver vinto il Gran Premio, ma anche piazza San Marco, con Giuseppe Ungaretti in un giorno di pioggia e Antonio Saura con un piccione in spalla. Oppure Osvaldo Licini nella sua sala espositiva nel 1958, l'anno della sua scomparsa.
Particolarmente interessanti i ritratti, dal reportage alle foto in studio ai ritratti d'artista: Lucio Fontana in azione, nella sequenza in cui esegue uno dei suoi tagli; Giuseppe Capogrossi con i suoi riconoscibili segni. Dalle immagini si comprende il forte rapporto di amicizia di Mulas con alcuni artisti, fotografati in casa e in famiglia, a volte in situazioni particolari, come Max Ernst in vaporetto, l'opposto di Mirò e Guttuso in rigorosa posa. Ma anche Morandi, De Chirico, Burri, Achille Bonito Oliva coi baffoni e le basettone di fronte e di profilo come “wanted” ed innumerevoli altri. E come dimenticare Mario Schifano nell'immagine iconica della mostra a lui dedicata alla Gnam.
Alcuni eventi sono stati ripresi da Mulas: Spoleto (l'irripetibile esposizione “Sculture in città”, splendida l'immagine delle suore sullo sfondo del Consagra), Como (le misteriose foto del “Campo Urbano”, capolavori di fotografia pura non legati alla forza dei personaggi), Milano (la città rinnovata ed euforica per il Nouveau Réalisme, ribellione e festa in piazza Duomo e in Galleria) e Roma (“Vitalità del negativo”). Ma non solo l'Italia. A New York City registra i cambiamenti e la vitalità della scena artistica ed incontra astisti, quali Wharol, Lichtenstein, Johns, Christo; qui fotografa loft, gallerie, studi, strade e bar. La fine degli anni Sessanta è per Mulas il periodo per “Nuove ricerche” sulle diverse possibilità comunicative del mezzo, mentre i primi anni Settanta lo occupa con le “Verifiche”.
A documentare le esposizioni due cataloghi, uno monumentale per il bianco e nero e un altro per i photocolors, definiti dal curatore “la verifica mancante”. “E' anche vero che se per tanti anni sono andati in giro a fotografare i pittori, la molla segreta era l'idea e l'attesa che, attraverso la pittura e i pittori, sarei riuscito ad afferrare qualcosa che non era solo la pittura e giungere a capirmi”; e ancora “in fondo è sempre un discorso che mi imbriglia, quello del colore, mi suggerisce delle esperienze di tipo più purista, più estetizzante, mentre invece col bianco e nero il discorso è più ideologico, mentale” (Ugo Mulas).
Torino, GAM galleria civica d'arte moderna e contemporanea, fino al 5 ottobre 2008, aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 18 (lunedì chiuso), ingresso euro 7,50, cataloghi Electa, infoline 011.4429518, sito internet www.gamtorino.it
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